villa     "LA FAVORITA" 

 
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Come era

figura 1 -"La Favorita" come 
era......   Immagine tratta da................. (FS 188)
 

 

 

La battaglia della Favorita (16.1.1797)

figura 2-"La Favorita" come 
era......   la battaglia della Favorita (da .................) (favobatt)
                                                                              

 

 

 

Rilievo di P. Pozzo (1787)-Piano Terreno

figura 3-"La Favorita" come 
era (1...)   Planimetria generale (da Paolo Pozzo 1787)(favoplanpozzo)
                                                                                 

 

 

 

Rilievo di P. Pozzo (1787)-Primo Piano Superiore

figura 4-"La Favorita" come 
era......   sistemazione ad ospedale (da Paolo Pozzo 1787) (favopozzo_1)
                                                                           

 

 

 

 

Rilievo di P. Pozzo (1787)-Piano Secondo Superiore

figura 5-"La Favorita" come 
era......   sistemazione ad ospedale (da Paolo Pozzo 1787) (favopozzo_2)
                                                                         

 

 

 

 

Rilievo di P. Pozzo (1787)-Pianterreno

figura 6-"La Favorita" come 
era......   planimetria generale (da Paolo Pozzo 1787) (favoparco)
                                                                               

 

 

La Villa detta « La Favorita », che risale agli anni 1613-1624, ma potrebbe essere fatta ancora rientrare nell'ambito del Manierismo, se da una parte - a causa delle quattro torri angolari - si rivela non ancora perfettamente libera dalla morfologia castellana, dall'altra è ormai indipendente dall'influenza di Giulio Romano. Essa si propone dunque, in terra mantovana, quale ulteriore modello, seppur rimasto isolato ed irripetuto: probabilmente proprio a causa della sua destinazione particolare, poi di fatto mancata, di sede ducale, quasi una reggia. A tale destinazione è pur certamente legata l'insolita vicinanza alla capitale, posta com'è poco a settentrione dei Laghi Superiore e di Mezzo; infatti « ...sembra che Ferdinando [Gonzaga]intendesse fare del nuovo palazzo l'ordinaria residenza ducale, che, per una determinazione in ciò senza precedenti e poi non attuata, sarebbe uscita quindi fuori della città. L'aspirazione barocca a lasciare in disparte l'ambiente urbano si annunziava in quell'idea mantovana che, nelle proporzioni sue proprie, precorreva di decenni il regale avvenimento francese della erezione di Versailles » (Marani), e quindi ancor più gli altri italiani (Caserta).

Donde il suo grandissimo interesse ad onta dello stato di rovina in cui purtroppo versa.

Il suo autore, Nicolo Sebregondi, pur se lombardo, valtellinese, proveniva (1613?) anch'egli, come Giulio, da Roma (prima aveva effettuato un viaggio in Fiandra), ma la sua figura ebbe nella storiografia risonanza troppo esigua a confronto con quella del Pippi. Tanto più che tralasciando citazioni che risulterebbero anche troppo generiche (Palazzo Massimo alle Colonne, di Baldassarre Peruzzi) - nemmeno in Roma stessa, ne in alcuna villa laziale, che pur sappiamo egli aveva studiato, proprio per conto di Ferdinando Gonzaga, quando era cardinale e non ancora duca, troviamo nulla che possa veramente porsi quale sua matrice, o fonte diretta; onde può concludersi che « ...Quell'architettura, concepita per stimolare intense reazioni emotive, non appare... riconducibile a precedenti ben definiti di Roma o di altri luoghi di cui l'artista potesse aver conoscenza, cosicché sembra doversi dedurre che il Valtellinese trasferì da Roma a Mantova con entusiasmo e coraggio giovanili, le personali elaborazioni scaturite dal fermento di idee donde andava sbocciando in quegli anni l'architettura barocca » (Marani).


[Mantova]      [L'Architetto Nicolò Sebregondi]      [Bibliografia]