villa     "LA FAVORITA" 

 
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Vicende storiche che hanno coinvolto "La Favorita"

Un secolo e mezzo dopo la costruzione, l'edificio doveva trovarsi ancora non solo in buone condizioni, ma in perfetta efficienza, se venne descritto come « ...grande e magnifico palazzo di delizia della Regia Ducal Camera, con due maestose facciate superbamente costrutte; ed in particolare quella che guarda la città, perché tutta adorna, e architettata a logge, colonne, statue, contorni, balaustrate, scala esteriore ed altri pregiati ornamenti in marmo; e con una quantità di camere tutte vaste, ed assai bene proporzionate; oltre poi ai così detti mezzanini, e servigi bassi ».

Descrizione dalla quale traiamo conferma che solo il piano rialzato doveva essere adibito a residenza, mentre il terreno (« servigi bassi ») era destinato probabilmente ai depositi ed il superiore (che vogliamo identificare con i « mezzanini ») alla notte.

La battaglia del 1797 poté avere conseguenze negative per la villa, anche se non tutte immediate; essa infatti venne in séguito alienata: nel 1821 tuttavia ancora « ...si vede in poca distanza il bel Palazzo della Favorita, che una volta apparteneva alla Regia Ducal Camera ed ora è passato in proprietà particolare. Le sue facciate sono veramente maestose e superbamente ornate di logge, contorni, parapetti e scale tutte di marmo»; stando a tale descrizione non si tratta ancora affatto di rovine , mentre al riguardo è esplicita quest'altra, del 1839: « ...ha due grandi facciate di singolare invenzione. Di questo palazzo per le ultime guerre e per essere passato in proprietà di vari padroni ne venne poco fa distrutta una grossa parte...» . Dalla quale possiamo trarre le seguenti utili indicazioni: anche nella prima metà del secolo scorso - quando le rovine erano certamente meno inoltrate di oggi (e probabilmente un maggior numero di altre ville conservate) - la Favorita era giudicata architettura di « singolare invenzione », vale a dire un fatto piuttosto eccezionale, nell'ambito dell'architettura mantovana; la distruzione di una « grossa parte », purtroppo non indicata per tipo, ne con precisione per consistenza, dovette avvenire presumibilmente nel periodo fra il 1821 ed il1839, ed anzi in anni piuttosto vicini alla seconda delle due date; le guide del tempo tuttavia ritenevano la costruzione meritevole di indicazione (mentre quelle odierne talora la trascurano).

Al riguardo, non sappiamo quale esatto valore attribuire ad un'altra descrizione, intermedia alle due precedenti (1831), che, pur alludendo a più facciate, sembra riconoscere per interessante una in particolare (e non due, come la successiva guida del 1939); « ...una delle dette facciate trovasi riccamente e con ben intesa distribuzione guernita di pezzi lavorati di marmo rappresentanti logge, statue, colonne ed altri ornamenti d'architettura, ed avvi nell'esteriore della medesima una bellissima scala parimenti di marmo ». Facciata che va identificata con quella meridionale, cioè la principale.

Infine va registrato un incendio, durante la prima guerra mondiale. Tutto quanto sopra si ritenne utile riportare, in quanto la consistenza attuale della villa non permetterebbe di restituire con sicurezza ne il suo sviluppo completo, ne il suo aspetto esatto, se non per supposizioni, e quindi per approssimazioni.

Gabriele Bertazzolo (1628) « ...luogo, sia detto senza finzione, che di nobiltà, magnificenza e grandezza di fabbrica, di Peschiere di Fontane, di Boschi ridotti in Logge e Stanze, di montagne fatte a mano, può essere equiparato a quelli degli antichi Romani. È fabbrica dell'incomparabile animo del Duca Ferdinando che non sapeva appunto se non fare cose grandi... ».

 


[Mantova]      [L'Architetto Nicolò Sebregondi]      [Bibliografia]